3 donne che hanno fatto la storia del loro Paese

mercedes sosa

Che sia da protagoniste principali o dietro le quinte, le donne hanno sempre avuto un ruolo fondamentale nella storia del mondo. L’elenco di personaggi femminili che hanno influenzato la scena culturale e sociale di un popolo è infinita, ma sono ancora poche quelle a cui la storia ha dato il giusto omaggio. Nei miei viaggi “reali” e letterari ho avuto la fortuna di incontrare donne davvero speciali, che nel loro percorso hanno, pur inconsapevolmente, segnato il destino di un’epoca. Queste che leggerai di seguito sono le avventure di 3 donne che hanno fatto la storia del loro Paese. Un viaggio tutto al femminile, attraverso il continente americano, dall’Argentina, passando per Cuba e risalendo fino agli Stati Uniti.

Mercedes Sosa: la voce dell’America Latina

Se i Paesi potessero avere voce, quella dell’America Latina sarebbe sicuramente la voce di Mercedes Sosa. Nata nel 1935 in un’umilissima famiglia della provincia di Tucumàn, Mercedes, conosciuta in seguito semplicemente come La Negra, per la sua folta chioma bruna, esordì definitivamente nella scena musicale argentina ad appena 15 anni. Partecipò e vinse ad un programma radiofonico che fece scoprire la sua voce potente e drammatica. In quel periodo l’America Latina stava riscoprendo la canzone popolare, le melodie ispirate alla tradizione folklorica e alla poetica indigena. L’incontro con il musicista folk Oscar Matus, che divenne il suo primo marito, e con il poeta Armando Gomez segnarono una tappa fondamentale nella definizione del suo stile musicale.

La nascita del Nuevo Cancionero

Da quel momento in poi il suo poliedrico talento riuscì finalmente a trovare la sua strada. La cantante si fece promotrice di un nuovo movimento, che prese il nome di Nuevo Cancionero, il cui obiettivo era proprio il riscatto della musica popolare. Mentre, però, la sua fama faticava ad essere riconosciuta in patria, Mercedes Sosa era fortemente acclamata nel resto dell’America Latina. Le cose cambiarono nel 1965: durante un concerto a Cosquin, la cantante si esibì in un brano intensissimo che lasciò il pubblico in uno stato di evidente emozione. La Canciòn del derrumbe indio era la voce del dolore di Mercedes e di tutti gli indigeni che avevano ricevuto soprusi dai conquistatori bianchi. Da quel momento la cantante fu acclamata in tutto il mondo: la sua musica divenne espressione delle lotte popolari e dei diritti negati degli indigeni della sua Terra. Mercedes Sosa visse sulla sua pelle la censure del regime, e fu costretta, negli anni della dittatura di Videla, a rifugiarsi in Europa. Nonostante i successi musicali, il dolore per la lontananza dalla sua Argentina era troppo forte. Negli anni dell’esilio, La Negra non smise mai di affiancare la sua voce a quella degli ultimi. Nei suoi brani c’erano le lotte e il dolore di tutti gli oppressi della Terra. Fu solo con la fine della dittatura in Argentina, che Mercedes Sosa potè fare finalmente ritorno nel suo Paese.

L’addio commosso alla cantante del popolo

Nel giorno in cui si spense, il 4 ottobre del 2009, furono decretati tre giorni di lutto nazionale. Una folla immensa accorse a dare l’ultimo saluto alla cantante del popolo, intonando le sue canzoni. Le sue ceneri, come da suo preciso testamento, furono sparse nei tre luoghi più importanti della sua vita: Tucumàn, dov’era nata; Cordoba, dove era nato il suo unico figlio, e Buenos Aires, dove trascorse il resto della sua vita. A San Miguel de Tucumàn, proprio nel suo luogo di nascita, sarà presto possibile visitare la Casa Museo de la Cantora del pueblo. Sarà un vero e proprio viaggio emozionale nella sua vita, nei suoi esordi, nella vita della Mercedes tucumana.

Alicia Alonso: la prima ballerina assoluta di Cuba

La verità sulla sua data di nascita è incerta. Ma, in realtà, poco importa, poichè dal momento in cui Alicia, giovanissima, iniziò il suo percorso, nella danza, all’Havana, ne cambiò per sempre le sorti. Il suo esordio avvenne nel 1931, presso la scuola di balletto della Sociedad Pro-Arte Musical, con il maestro Nikolai Yavorsky. Ad appena 15 anni sposò il suo partner Alberto Alonso, del quale prese il cognome. I suoi studi continuarono a Nyc e a Londra, finchè nel 1941 fu costretta a fermarsi per un anno, poichè i medici le avevano diagnosticato un distacco della retina, che la rese parzialmente cieca. Ma la determinazione e la forza di volontà di questa donna erano così forti che, nonostante la cecità, nel 1943, al Metropolitan di Nyc andò in scena come prima ballerina nell’interpretazione di Giselle. La consacrazione nella scena internazionale della danza da quel momento in poi fu unanime.

L’eredità della diva del popolo

Alicia trasformava i movimenti del corpo in linguaggio dell’anima. Acclamata ormai da ogni parte del mondo, decise di restare a Cuba, dove, sotto gli auspici di Fidel Castro, fondò la scuola Ballet Alicia Alonso, portando il balletto nei quartieri e per le strade più povere dell’Havana. L’attuale Ballet Nacional de Cuba è riconosciuto oggi come una delle migliori accademie di danza al mondo. L’esistenza di Alicia Alonso si è spenta nel 2018: tutto il popolo cubano le ha reso un emozionante omaggio danzando in ogni angolo della città. Lo spirito della diva del popolo continua a vivere negli spettacoli messi in scena al Gran Teatro de la Habana. Lo storico edificio in stile barocco di Paseo de Martì è, infatti, il palcoscenico ufficiale delle opere del Ballet Nacional.

Amelia Earhart: la regina dell’aria

Nata in Kansas nel 1897, Amelia Earhart fin da piccola viaggiò di continuo negli Stati Uniti e in Canada per seguire gli impegni professionali dei suoi genitori. In seguito agli studi come infermiera, Amelia prestò servizio in un ospedale militare in Canada durante tutta la durata della prima guerra mondiale. Il suo destino professionale sembrava ormai segnato, finchè nel 1920, a Long Beach, in California fece il primo volo della sua vita. Quell’esperienza cambiò per sempre la sua esistenza.

Quando raggiunsi la quota di due o trecento piedi, seppi che dovevo volare.

Amelia Earhart

La prima storica impresa

Da quel momento in poi fece il possibile per raccogliere i soldi necessari a prendere lezioni di volo. Nel 1928, un anno dopo la storica impresa di Charles Lindbergh, Amelia Earhart divenne la prima donna a sorvolare l’Atlantico. Ma, come lei stessa ammise, durante quella missione, il suo ruolo era del tutto secondario. I protagonisti principali erano, infatti, il pilota Wilerm Sturz e il co-pilota Louis Gordon. Nonostante questo, all’arrivo del volo in Galles, gli onori dell’impresa furono riservati quasi esclusivamente a lei. Amelia sfruttò la fama acquisita per promuovere l’aviazione e, in particolare, il ruolo delle donne in un settore che fino ad allora era ritenuto “maschile”. La consacrazione come pioniera dell’aviazione avvenne nel 1932. Il 20 maggio del 1932, partita da Terranova, in Canada, riuscì a realizzare uno dei suoi più grandi sogni. Dopo un volo di circa 15 ore atterrò a Culmore, in Irlanda, diventando la prima donna ad avere compiuto la trasvolata dell’Atlantico in solitaria. Altre imprese e altri voli in solitaria la prepararono alla realizzazione del progetto che segnò per sempre il suo destino.

La tragica fine e la consacrazione definitiva

Il 1 giugno del 1937, insieme a Fred Noonan, partì da Miami per compiere la storica avventura di circumnavigare il globo seguendo la rotta equatoriale. Dopo aver percorso circa 35.000 km, attraversando Sud America, Africa e India, i due piloti fecero tappa a Lae, in Papua Nuova Guinea. Ripartiti per la destinazione successiva, le loro tracce si persero completamente a circa 1000 km di distanza. Nonostante la grande mobilitazione in atto per ritrovare i due piloti, le ricerche non ebbero successo. Oggi il mistero del ritrovamento di Amelia Earhart e del suo copilota resta irrisolto. E forse è anche per questo che la sua fama è cresciuta così tanto, facendola diventare non solo un’eroina dell’aviazione, ma anche un’icona femminista. La storia della sua vita e delle sue incredibili imprese rivivono oggi nella sua Casa Museo ad Atchinson, in Kansas, dove il suo grande sogno ebbe inizio.

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