Il Dia de Los Muertos è spesso erroneamente accomunato ad Halloween. Ci sono, in effetti, alcune similitudini tra le due festività. Entrambe capitano nello stesso periodo ed entrambe hanno al centro il tema della morte. Condividono, inoltre, l’abitudine a travestirsi, ma il loro significato è profondamente diverso.
Mettendo da parte declinazioni festose studiate per bambini più o meno grandi, intorno ad Halloween ruota, infatti, un’aura di paura e terrore. Scheletri, ragni spaventosi, zucche malefiche e spiriti oscuri animano questa festa. Un’atmosfera tetra permea la notte di passaggio tra il 31 ottobre e il 1 novembre.
Il Dia de los Muertos è, all’opposto, una celebrazione piena di gioia, di colori e di vita. Per giorni i messicani, onorando la morte, celebrano la vita nella sua pienezza. Il giorno dei morti è il momento in cui i familiari defunti tornano sulla Terra per ricongiungersi temporaneamente con i loro cari.
Si tratta di un periodo di festa che dura in genere dal 28 ottobre al 2 novembre. Le strade di tutto il Messico, dalla capitale federale alle piccole cittadine coloniali, si riempiono di Cempasúchil, i fiori dall’intenso colore arancione o giallo, simili ai crisantemi e tipici di questo periodo.
Città e villaggi sono illuminati da migliaia di candele, le persone festeggiano dipingendosi il volto e indossando abiti dai colori sgargianti.
Il Dia de los Muertos è Patrimonio Unesco
Il Dia de Los Muertos ha origini antichissime. Bisogna tornare indietro nel tempo fino alle civiltà precolombiane per ricostruirne la storia. Maya, aztechi e toltechi avevo l’usanza di avvolgere i defunti in stuoie e organizzare delle feste per accompagnarli nel loro cammino verso Mictlan, il luogo dei morti.
Le celebrazioni avevano luogo tra luglio e agosto. Fu solo con la colonizzazione spagnola che le usanze cristiane del giorno dei morti si mescolarono con quelle degli indigeni. Questi ultimi accolsero l’usanza spagnola di celebrare i morti il 1 novembre, pur mantenendo lo spirito che contraddistingueva il loro culto. Si tratta di una tradizione che ha superato i secoli, tramandandosi di generazione in generazione diventando precisa espressione della cultura di un popolo. Ed è per questi motivi che l’Unesco, nel 2008, ha riconosciuto questa usanza come Patrimonio culturale immateriale dell’Umanità.
La morte, nella visione indigena, rappresenta a tutti gli effetti un simbolo di vita. Mentre per noi è assenza, per i messicani, il giorno dei morti è presenza viva. I defunti ritornano per un breve periodo nel mondo dei vivi, per trascorrere del tempo con i propri cari e condividere il cibo e l’acqua offerti sugli altari messi in piedi per l’occasione, le ofrendas.
Le ofrendas: simbologia e curiosità
Gli altari sono allestiti nelle case, nei cimiteri e lungo le strade. Sono suddivisi in livelli che rappresentano cielo, terra e inframondo, e su di essi non devono assolutamente mancare alcuni elementi fondamentali.
Il sale è un simbolo di purezza, serve anche a tenere integro il corpo durante il suo viaggio. L’acqua, necessaria per dissetare il defunto nel corso del suo cammino.
I fiori di calendula, posti lungo le strade e sui viali principali delle case indicano ai defunti il percorso per raggiungere l’altare. Il loro colore ricorda i raggi del Sole, un elemento che nella cultura preispanica ha una fortissima valenza, in quanto fonte di vita e guida. Candele e incenso contribuiscono a far sì che il defunto non smarrisca la strada e che il suo percorso sia purificato dagli spiriti maligni.
Il Papel Picado, una carta ritagliata a forma di teschio e di varie colorazioni, rappresenta l’aria e la fragilità terrena.
Non manca il Pan de Muerto, un pane speciale preparato apposta per l’occasione di forma circolare. Simboleggia il ciclo della vita e della morte e il suo sapore ai fiori d’arancio perpetua il ricordo dei cari defunti.
Sull’altare spicca, in evidenza, una foto del defunto omaggiato, e un’abbondante quantità di cibo preparato in suo onore. In particolare, sono scelte le pietanze che il caro amava mangiare in vita.
Infine, l’elemento che più di tutti forse rappresenta il Dia de los Muertos, la Calavera. Il teschio, ora di zucchero o di cioccolato, nella cultura preispanica ha un significato molto profondo. I teschi ci ricordano di omaggiare la morte in quanto rito di passaggio. Un momento inevitabile da temere ma anche festeggiare. La calavera è un modo per ricordarci di godere di ogni momento della nostra esistenza terrena.
La Calavera Catrina
La Signora della Morte, immagine ricorrente in tutto il Paese, richiamava in origine la dea azteca Mictecacihuatl, regina di Mictlan, che aveva il compito di proteggere le ossa dei defunti.
Nell’ultimo secolo, la sua immagine tradizionale è stata sostituita dalla Calavera Catrina, opera del famoso incisore messicano Josè Guadalupe Posada, considerato primo vignettista moderno e precursore del movimento artistico nato durante la Rivoluzione Messicana, di cui fece parte anche Diego Rivera.
L’incisione più famosa di Posada, la Calavera Catrina, raffigura uno scheletro di donna vestita con abiti alla moda francese e un grosso cappello ornato da fiori e piume di struzzo. L’opera voleva essere un’aspra critica nei confronti dei messicani che cercavano di emulare i modelli di vita di classi europee più agiate.
Apparsa per la prima volta su un giornale satirico nel 1913, oggi la Calavera Catrina è divenuta il modello a cui si ispirano le donne che amano truccare il volto nel Dia de Los Muertos. In realtà, questa personificazione spiritosa della morte compare in Messico non solo durante le celebrazioni per i defunti. Scheletri dalle fattezze della Catrina si ritrovano ormai ovunque: in graffiti, abiti e tatuaggi.
La stessa Frida Kahlo fece della Calavera uno degli elementi ricorrenti delle sue opere.
Dove assistere al Dia de Los Muertos
La celebrazione del Giorno dei Morti è diffusa in tutto il Paese ed è ispirata al principio comune di riunire le famiglie ed accogliere i cari che arrivano dall’aldilà. Ma ognuno degli Stati nel tempo ha sviluppato delle caratteristiche particolari che lo differenziano dagli altri.
La capitale , Città del Messico
La capitale messicana in questo periodo diventa uno spettacolo di colori: dal Paseo de La Reforma ai musei, negozi e abitazioni, i fiori di calendula adornano qualsiasi angolo della città. Uno dei luoghi più affascinanti da visitare nella capitale durante queste celebrazioni è il quartiere Magico di Mixquic. Il Pantheon di San Andres, adornato con fiori, calaveras, candele e cibo, diventa il palcoscenico principale dell’evento. Per giorni sfilano cortei divertenti, la musica risuona per le strade e ci si sfida a colpi di coloratissimi teschi.
Il Museo Dolores Olmedo, a Xochimilco, è un’altra tappa imperdibile. Da 20 anni il Museo mette in mostra splendidi altari funebri come omaggio all’artigianato messicano. Solitamente l’esposizione nel giorno dei morti si divide in due sezioni. Una con altari caratterizzati da elementi tipici della tradizione, l’altra con una mostra tematica che varia di anno in anno, fortemente legata alla storia sociopolitica del Paese.
Huaquechula, Puebla
Questa cittadina, a circa 40km da Puebla, è nota per lo stile monumentale dei suoi altari. Qui la tradizione preispanica si è fusa con quella del Giovedì Santo, ragione per cui il colore bianco è l’elemento predominante delle ofrendas. I vari livelli degli altari sono sorretti da monumentali colonne in stile barocco. Non mancano crocifissi e angeli come ornamento. Nel pomeriggio del 1 novembre, in città, il rintocco delle campane annuncia l’arrivo dei defunti. All’imbrunire, lo spettacolo delle migliaia di candele che indicano il cammino verso le abitazioni rende l’atmosfera particolarmente suggestiva. I visitatori sono invitati ad entrare nelle case, osservare gli stupendi altari innalzati e condividere il cibo.
Lago di Patzcuaro, Michoacàn
Nello Stato del Michoacàn la tradizione del Dia de los Muertos è una delle più radicali. I popoli che abitano le rive del Lago di Patzcuaro da tempo immemore, praticano ancora oggi il rito della veglia. Tutta la notte i defunti sono onorati con preghiere al cimitero, nelle abitazioni e nelle chiese.
A Jaracuaro, il Tempio di San Pedro e la Cappella della Natività sono stracolmi di offerte e bancarelle di cibo. Qui si svolge la tradizionale Danza de Los Viejitos.
Nel pueblo Magico di Patzcuaro la festività risuona in ogni angolo della città. Anche qui il Pantheon è colmo di offerte e all’interno della Basilica si presentano doni che richiamano la morte. Dall’embarcadero di Janitzio numerose imbarcazioni partono con a bordo candele e i pescatori rendono omaggio alla morte nel corso della notte.
Intanto la musica e il profumo della calendula invade le strade.
In qualsiasi luogo del Messico, nonostante le particolarità che ognuno di essi ha impresso alla festa, ciò che accomuna tutti è la gioia. La celebrazione della morte è un’occasione di festa, un momento felice in cui incontrare i cari defunti ed è il momento in cui, attraverso la morte, si diventa consapevoli di quanto sia preziosa la vita e quando sia importante viverla a pieno.
Grandioso mi è piaciuto tutto quello che avete descritto e chiedo se avete un agenzia anche messicana che io possa contattare anche personalmente oinviarmi un programma di viaggio indicativo sui costi…partenza da Milano grazie
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