Prima di ogni viaggio, attingo alla ricchezza della letteratura del Paese che sto per visitare. Le pagine dei libri rivelano spesso luoghi esclusivi non menzionati nelle guide e l’abilità innata degli scrittori di trasportarti in mondi ancora inesplorati. Leggere un romanzo spesso suscita il desiderio di vedere quei luoghi descritti e, per me, ogni libro è il varco verso una nuova avventura, un viaggio emozionante. In questi ultimi due anni, durante la clausura forzata, i libri sono stati un toccasana, consentendomi di riscoprire classici letterari trascurati. Ho percorso mille strade attraverso le pagine, dalle atmosfere puritane di Salem di Hawthorne al selvaggio Yukon di Jack London e alla California di Steinbeck.
Ogni stato federale negli Stati Uniti offre un libro adatto, e non c’è luogo senza traccia di grandi autori. La variegata bellezza e l’umanità complessa degli Stati Uniti hanno ispirato centinaia di scrittori, Forbes ha persino elencato 50 libri da leggere prima di visitare ogni stato. Piuttosto che consigliare letture, desidero condurvi nei luoghi che hanno ispirato capolavori letterari, offrendo un viaggio virtuale attraverso gli Stati Uniti, rivelando i luoghi che hanno plasmato l’immaginazione degli scrittori. Questi luoghi potrebbero non generare bestseller, ma sicuramente offriranno spunti per un viaggio unico.
Desolation Peak: il rifugio di Jack Kerouac
Impossibile non includere in questo elenco il padre della Beat generation. Se gli Stati Uniti sono la meta per eccellenza dei viaggi on the road, gran parte del merito va sicuramente a Jack Kerouac. Ma mentre molti conoscono le avventure Sulla Strada di Sal Paradise, protagonista dell’omonimo capolavoro, forse in pochi sanno che prima della pubblicazione del suo più grande libro, Kerouac cercò la solitudine e la tranquillità in un luogo remoto del Washington State.
Nella speranza di potersi schiarire la mente e stare lontano da droghe e altre tentazioni, nell’estate del 1956, lo scrittore intraprese un’avventura solitaria. Da San Francisco raggiunse in autostop le North Cascades Mountains, attraversò in barca Lake Ross, e, con l’aiuto di un ranger e pochi spiccioli, si rifugiò a Desolation Peak. Qui in realtà, Kerouac non trovò esattamente la libertà che stava cercando, ma l’esilio volontario gli fu di ispirazione per i successivi scritti: Angeli di desolazione e Viaggiatore Solitario.
Dopo tutta questa gran confusione ero arrivato a un punto in cui avevo ancora più bisogno di stare da solo, e di fermare la continua macchina del “pensare” e godere la cosiddetta “vita”. Desideravo solo stendermi sull’erba e guardare le nuvole.
Jack Kerouac
Come raggiungere Desolation Peak
Se siete appassionati di Kerouac potete raggiungere il suo rifugio nel Washinton State. Non è necessario fare l’autostop se non volete. Vi basterà noleggiare un’auto a Seattle e percorrere le due che vi separano dal Parco Nazionale delle North Cascades. Un paesaggio alpino di rara bellezza e circa 300 ghiacciai vi attendono. Dopo aver attraversato il lago, in barca o percorrendo il suo perimetro a piedi, intraprendete il sentiero che porta in cima a Desolation Peak per ammirare la baracca dove lo scrittore visse per circa 2 mesi, prestando servizio per la Guardia Forestale Anticendio. Il percorso in salita, di circa 8 km, non è dei più semplici. Ma la fatica è ampiamente ripagata dalla spettacolare vista che si ha sulle North Cascades. L’Hozomeen Mountain, che per Kerouac rappresentava il “nulla” Buddista, si erge proprio difronte al solitario rifugio dello scrittore.
Nella San Francisco di Armistead Maupin
San Francisco è probabilmente una delle città più prolifiche degli Stati Uniti dal punto di vista culturale. Proprio qui ha visto la luce la Beat Generation. Nella città che Kerouac definiva la bianca, favolosa San Francisco, sono nati gli hippie, i movimenti femministi e dei diritti dei gay. Non è un caso se anche Frida Kahlo ne restò così affascinata da definirla la sua casa al di fuori dei confini del Messico.
Il fallimento della guerra del Vietnam e lo sgretolamento del sogno americano portarono a San Francisco migliaia di giovani in cerca di pace, amore e libertà. Fu in questo contesto che, all’inizio degli anni ’70, Armistead Maupin venne a contatto con una serie di singolari personalità che gli fornirono il materiale necessario per la sua raccolta I Racconti di San Francisco.
A qualche isolato dal vecchio appartamento dove lo scrittore viveva in un abbaino sul tetto, si trova Macondray Lane. Questa strada alberata, che nei suoi racconti prende il nome di Barbary Lane, è un angolo di città protetto dalla cementificazione e dagli sguardi dei passanti. Qui i camminamenti e le scale sono ancora in legno, le case hanno mantenuto lo stile vittoriano, e l’intimità dei suoi abitanti è protetta da una fitta rete di piante rampicanti. Qui si svolgono le vicende di Mary Ann Singleton, protagonista dei racconti, e della straordinaria umanità che ogni giorno incontra. Un arcobaleno di personaggi in preda a crisi affettive, problemi di droga e crisi esistenziali.
I racconti di Maupin sono un vero e proprio affresco del grande fermento culturale di San Francisco, dei profondi cambiamenti che la città visse in quel particolare periodo storico e, probabilmente, anche del percorso di consapevolezza sessuale che Maupin stesso condusse in quegli anni.
A passeggio per Russian Hill
Passeggiare per Russian Hill, il caratteristico quartiere in cui i Racconti sono ambientati, vi darà l’impressione di essere entrati direttamente nelle pagine di Maupin. Vi sorprenderete a guardare i passanti o sbirciare nelle case interrogandovi su quali vicende personali stiano vivendo in quel momento. Per poi accorgervi che da Macondray Lane la vista sulla baia di San Francisco è davvero spettacolare! Solo qualche isolato più in là e vi ritroverete in Lombard Street, la strada più tortuosa d’America.Così come tortuose sono le esperienze che l’illogica famiglia di inquilini disadattati del 28 Barbary Lane vive ogni giorno.
La Generazione perduta di Monterey
Ancora in California. Percorriamo la costa che da San Francisco scende fino a Los Angeles, attraversando la Highway 1, l’autostrada delle meraviglie.
E’ Monterey la città che fa da sfondo a un microcosmo di diseredati e di umanità ai margini. Sono gli ultimi di John Steinbeck, i personaggi avventurosi e picareschi di Pian de la Tortilla e Vicolo Cannery. Ubriaconi, ladruncoli, prostitute e vagabondi. Nelle sue righe lo scrittore, massimo esponente della Generazione Perduta, riesce ad umanizzarli tanto da rendere questi derelitti della società eroi del vivere quotidiano.
La Monterey in cui i suoi personaggi si muovono è quella del periodo della Grande Depressione. La città ruotava intorno agli stabilimenti di inscatolamento di sardine. Venti aziende che ogni anno lavoravano un miliardo di pesci!
“Vicolo Cannery a Monterey in California è un poema, un fetore, un rumore irritante, una qualità della luce, un tono, un’abitudine, una nostalgia, un sogno” e i suoi abitanti sono come disse uno una volta, “bagasce, ruffiani, giocatori e figli di mala femmina”.
John Steinbeck
Monterey oggi
Oggi ben poco resta della Monterey di Steinbeck. Qualche vecchia insegna scolorita e alcuni battelli ancora in attività. Da malfamata zona industriale, Cannery Row si è trasformato in un vivace distretto culturale e turistico. Gli hotel hanno preso il posto dei bordelli, e piccole vinerie sorgono laddove prima vi erano malfamati bar. Le bettole di quart’ordine sono state sostituite da eleganti ristoranti con vista sul mare.
Il vecchio edificio in legno rosso della Monterey Canning Company spicca sulla strada poco prima di arrivare a Steinbeck Plaza, dove una statua rende onore all’amato scrittore. Una modesta struttura al numero 800 di Cannery Row segnala la presenza di quello che un tempo era il Pacific Biological Laboratory, che ispirò uno degli indimenticabili personaggi del Nobel.
Poco più avanti merita una visita il Monterey Bay Aquarium. Oggi lotta fortemente per la salvaguardia delle acque e della fauna della baia, messa a repentaglio dalle attività delle antiche fabbriche di inscatolamento del pesce.
Il viaggio per ora si ferma qui. Tre grandi autori per tre grandi classici, ma il racconto degli Usa attraverso la letteratura potrebbe davvero non terminare mai. E chissà cha la prossima storia non siate proprio voi a scriverla.